alessandro passaré

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LA STORIA

Alessandro Passaré (1927 – 2006), medico milanese, comincia a costruire la propria collezione verso la fine degli anni Cinquanta, diventando presto il “medico degli artisti”. È un momento di grande fervore artistico e culturale per Milano, ed è proprio nel milieu di Brera, fra l’Accademia e il Bar Giamaica, o altri luoghi di ritrovo per i giovani artisti di allora, che Alessandro Passaré scopre l’arte contemporanea e, poco alla volta, comincia a collezionarla.

Ma insieme alle opere, egli ha a cuore l’amicizia con gli artisti, di cui frequenta gli studi. Fra i molti, accanto al pittore e fotografo Orazio Bacci e i pittori Hsiao Chin e Ho Kan vanno ricordati Enrico Baj, Lucio Fontana e Wifredo Lam.

A questi, poi, bisogna aggiungere Sergio Dangelo, che ebbe un ruolo determinante nella formazione dei suoi gusti collezionistici. Persino la sua professione di medico interagisce con la sua passione artistica: proprio lui, infatti, aveva in cura il giovane Piero Manzoni, di cui, prematuramente, dovette stilare anche il certificato di morte.

alessandro passaré

ARTE MODERNA

Della collezione di arte moderna – in buona parte dispersa da Passaré stesso – restano poche ma fondamentali tracce. Alcune opere sono il segnale delle sue frequentazioni milanesi, come quelle dei pittori sopra ricordati di Enrico Baj e Lucio Fontana; e altre come Tancredi e Burri, cui si affiancano sortite nelle avanguardie storiche (una tela del futurista Oriani, un disegno di Carrà e uno di Picasso) e sulla scena internazionale, come testimonia una grande tela di Matta del 1957 e una serie di dipinti e disegni di Wilfredo Lam.

Abbiamo poi il sopraggiungere di una nuova passione: grazie alla frequentazione con Wifredo Lam: infatti, scopre l’arte africana.

È l’aprirsi, per lui, di un nuovo orizzonte e l’inizio di una nuova raccolta.

alessandro passaré

ARTE AFRICANA

Sono anni in cui si documenta moltissimo, mettendo insieme una nutrita biblioteca specializzata e soprattutto viaggiando, sia in Africa sia in altri paesi. Acquista opere sia nei luoghi d’origine sia sulle maggiori piazze europee.

Come già per l’arte contemporanea, sceglie con un rigoroso criterio di qualità. Non si trova mai, nella sua collezione, un pezzo brutto ma dal nome altisonante.

A maggior ragione, per l’arte primaria, tutte nate da anonime mani, Passaré affina rapidamente il proprio occhio nella scelta non solo del pezzo di buona fattura, ma anche del pezzo non contraffatto e di alta datazione. Con il tempo, insomma, Passaré acquisisce una competenza tale che gli permette di non avvalersi di un consulente che guidi i suoi acquisti: Passaré, sceglie da solo, e sceglie bene.

Di questa autonomia, infatti, ci rimane traccia nei numerosi appunti che ha lasciato. Durante i viaggi, infatti, Sandro documenta tutto: scatta moltissime diapositive (se ne conservano circa 15.000), annota i luoghi in cui è stato e le cose che ha visto. Spesso, poi, stila delle vere e proprie schede catalografiche delle opere che acquista, corredate di un piccolo disegno e di alcune note in cui segna la provenienza, il luogo dell’acquisto e, quando è mancante, ipotizza una datazione. Il collezionista, quindi, aveva acquisito una competenza nel campo sufficiente per maturare un giudizio autonomo.

Al tempo stesso, Passaré dedica a questi argomenti anche alcuni articoli per riviste e giornali milanesi, e sulle pareti della sua abitazione mette in atto il dialogo fra moderni e primitivi, fra i collage di Baj, i segni di Tancredi e le maschere negre, fra la combustione di Burri e i piccoli totem del continente nero. Ed è all’insegna di questa sinergia, mettendo in luce i lati arcaici (o ancestrali) del moderno, che si chiude il suo lungo percorso nel secondo Novecento, guardando al mondo intero a partire da Milano.