Miart 2021

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Sabato 18 settembre saremo presenti al talk “Il fantasma africano nella creatività occidentale contemporanea”, si toccheranno diverse tematiche ma soprattutto parleremo d’Africa.

Un “fantasma” si aggira da tempo nei vari campi della creatività occidentale, innervandolo di novelli input e istanze inedite: è il simulacro dell’espressione africana.

Una presenza che, nel corso degli ultimi anni, ha giustamente reclamato lo spazio che le compete nelle stanze dei bottoni, nei templi e nei think tank della moda, dell’editoria, della musica, del cinema e, non ultimo, dell’arte contemporanea.
Un’onda sismica che ha ricevuto nuova energia alla luce di alcuni ultimi avvenimenti, tra cui il movimento “Black Lives Matter”.
Il talk intende illustrare le principali dinamiche di questo fenomeno che sta investendo il panorama creativo in tutte le sue sfaccettature su scala globale.
Grazie al coinvolgimento di esperti di vari settori disciplinari, in particolare del fashion design, del cinema e dell’arte contemporanea, verranno analizzate le macrodinamiche delle forme espressive che riguardano soprattutto l’arte e la creatività internazionale ed il panorama milanese in particolare.


Se per la musica risulta persino superfluo evidenziare il ruolo determinante interpretato dalla creatività africana, a partire dal jazz e dal blues che a vario titolo hanno alimentato il rock negli ultimi decenni e tutti i generi della cosiddetta “world music”, una discussione a parte meritano l’arte contemporanea, il cinema e il fashion design.


Sono passati molti anni da quando Missoni, nel 1990, presentava la sua collezione “afro”, Galliano diffondeva la linea Masai (1997) e Gianfranco Ferrè forniva la sua interpretazione chic del fenomeno fashion africano. Facendo un balzo temporale nel 2016 Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccoli ne davano la versione Valentino nella collezione primavera-estate.
I modelli odierni, all’insegna della “joie de vivre”, ma soprattutto della multiculturalità, testimoniano la contaminazione tra l’identità nazionale africana e la modernità urbana, senza dimenticare le camice di Nelson Mandela che fondevano grafiche senegalesi, ivoriane e nigeriane con lo street style, armonizzate dallo stilista Pathè O della Costa d’Avorio.
I nuovi brand, spesso documentati da scatti raffinati come quelli di Seydou Keita, si sono affermati sulle passerelle di tutto il mondo e rispondono a nomi come Chulaap, House of Tayo, Bloke, Orange Culture, Biki Akib e Laurence Airline.


Il cinema africano ha trovato nuova linfa vitale nel corso degli ultimi anni, influenzando Hollywood, ma soprattutto creando nuove modalità e nuovi centri produttivi. Un esempio su tutti? Il fenomeno nigeriano di”Nollywood” .
Tal genere di cinematografia ha saputo imporre registi, attori e tematiche fino a poco tempo fa impensabili nella distribuzione cinematografica internazionale.


L’arte contemporanea africana, dopo la pionieristica comparsa del 1989 nella mappa geoculturale mondiale con l’epocale mostra ospitata dal centre George Pompidou di Parigi, “Magiciens de la Terre”, ha attraversato la diaspora e una fase eversiva che l’ha portata a creare formule linguistiche originali. Queste sono state “pacificate” rispetto allo spirito conflittuale delle origini e caratterizzate da una genetica multimedialità e una formula basata su multiculturalismo e ritualità, che ha saputo imporsi nell’ambito collezionistico e degli operatori del mercato dell’arte, oltre che nei principali musei.

Vi aspettiamo alla Galleria Vik in via Silvio Pellico 8 a Milano